Ambiente e Ambientalisti ai tempi del coronavirus

Attività nel Parco Nazionale della Sila, loc. Pietra Scritta 2017

La rubrica si è occupata, negli ultimi mesi, della grave emergenza sanitaria causata dal coronavirus che si sta trasformando nella più grande emergenza economico-sociale del dopoguerra. Una pandemia che sta aggravando il vero grande problema per il pianeta e per l’uomo: il forte degrado dello stato dell’ambiente, come ci ricordano, puntualmente, i più importanti rapporti scientifici mondiali. Occorre, nell’era delle fake news, della spazzatura scientifica, dare centralità, alla scienza affinché possa aiutare, illuminare, ai diversi livelli, i decisori politici, a compiere scelte che vadano nella giusta direzione.

I mesi del lockdown, il blocco di gran parte delle attività produttive, della circolazione stradale, hanno avuto come riscontro positivo una forte riduzione dell’inquinamento atmosferico, è migliorata la qualità dell’aria delle nostre città. Un effetto benefico, temporaneo, che si sta dissolvendo con la ripresa della normalità. Vivendo a Genova, in una città già congestionata dal normale traffico, posso assistere, in questi giorni, ad una intensificazione del traffico veicolare privato a discapito di quello pubblico. Il Comune, in fretta e furia, sta realizzando decine di chilometri di piste ciclabili, pagando un forte ritardo nella realizzazione di strutture per la mobilità ciclistica, di importanti infrastrutture di trasporto pubblico. La diffusione del virus è stata la cartina tornasole che ha evidenziato la vulnerabilità del nostro sistema sanitario, della gestione organizzativa delle nostre città.

La risposta agli effetti della pandemia, di un sistema economico non sostenibile, potrebbe avere la conseguenza del “gatto che si morde la coda”, il tentativo, la necessità, di recuperare i danni economici a discapito delle politiche ambientali faticosamente messe in campo in tutti questi anni. L’America di Trump ha prontamente sospeso l’applicazione delle leggi ambientali. La COP26, la Conferenza delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici, che si sarebbe dovuta tenere a Glasgow a novembre, è stata annullata, rimandata al 2021. A Glasgow si sarebbe dovuto risolvere il nodo dell’applicazione dell’art.6 dell’Accordo di Parigi, del dicembre 2015, 195 paesi hanno adottato il primo accordo universale e giuridicamente vincolante sul clima, le nazioni avrebbero dovuto presentare i nuovi piani nazionali di riduzione delle emissioni.

Uno scenario mondiale, globale, inquietante, ma la situazione locale, regionale, non ci rassicura, come è stato denunciato, nei giorni scorsi, attraverso un comunicato da Legambiente Calabria: “La situazione dei rifiuti nella nostra Regione è nuovamente al collasso per come accade, periodicamente, da decenni. Nel corso degli anni l’Amministrazione regionale ha sempre utilizzato la logica emergenziale, questa volta legata all’emergenza epidemiologica da Covid 19. Con l’ennesima ordinanza emergenziale n. 45 del 20 maggio 2020, si certifica ancora una volta la fallimentare gestione del settore rifiuti da parte della Regione Calabria che dopo avere trasferito le competenze di gestione agli A.t.o., senza impianti e programmazione, ancora una volta ricorre alla logica delle discariche. .. oppure ampliare le discariche esistenti come sta accadendo a Scala Coeli o chiedere agli Ato di individuare nuove discariche, non è certo la soluzione giusta per uscire dall’emergenza rifiuti”. Non c’è più tempo per nessuno degli attori di questa brutta storia : Regioni e Comuni devono assumersi le rispettive scelte e responsabilità”.

In una situazione emergenziale vengono riesumati antichi e deleteri progetti. E’ di questi giorni il tentativo di riproporre una nuova discarica nel crotonese in loc. Terrate-Terratelle, nel Comune di Roccabernarda, che fu oggetto di una forte contestazione, una decina d’anni, di una interpellanza parlamentare ( Discarica di Terrate-Terratelle, un documento scomodo, Il Crotonese,  23 Novembre 2010) .

La Calabria è in forte ritardo nella raccolta differenziata, è ancora lontano l’obiettivo di almeno il 65% , che si doveva raggiungere entro il 31 dicembre 2012. Dal report del Catasto rifiuti Arpacal, pubblicato lo scorso mese di aprile, in Calabria il valore della differenziata totale ha una lieve crescita, passando dal 42,90% al 45,3%. Nelle province il dato cresce con lo stesso trend: Catanzaro passa dal 48,74 al 51,53 mentre Cosenza sale dal 54,84 al 56,78; Crotone sale dal 26,25 al 27,88 per cento, Reggio Calabria dal 34,76 al 37,12 e Vibo Valentia dal 30,39 al 33,41%. Valori molto bassi per la provincia di Crotone, ancor più misero quello della città di Crotone il 7,74 %. Nell’area del petilino, tra i più grossi centri, al primo posto troviamo Petilia Policastro con il 55,03%, però ancora distante dal livello minimo, inoltre non è stata ancora ripristinata l’isola ecologica dopo l’incendio doloso del 2013, una struttura essenziale che si dovrebbe integrare con la raccolta differenziata “porta a porta”.

            Una domanda che spesso ci poniamo, per la tutela dell’ambiente, sono ancora importanti gli ambientalisti, quando di sostenibilità ambientale, economia circolare, green economy, ormai ne “parlano” un po’ tutti, anche se oggi le parole più in voga sono: lockdown, distanziamento. Legambiente, nei giorni scorsi ha compiuto quarant’anni, un’associazione nata nel lontano 20 maggio 1980, impegnata su più fronti e più temi legati da un unico comun denominatore: la tutela e la valorizzazione dell’ambiente;  è diventata l’associazione ambientalista più diffusa in Italia, grazie ad una rete di Circoli, alle tante campagne fin qui realizzate, ricordiamo solo  alcuni numeri: diecimila campioni di acqua di mare monitorati dal 1986, le prime misure della qualità delle acque di balneazione con il laboratorio mobile di “Goletta Verde”, dal 1988 con il “Treno Verde”  ha compiuto 270 tappe nelle città, iniziando il monitoraggio  dell’inquinamento atmosferico; gli otto milioni di cittadini che hanno partecipato alle pulizie di Puliamo il mondo dal 1994. “Siamo convinti che il nostro Paese sarebbe stato profondamente diverso se, in questi quattro decenni, non ci fosse stata Legambiente“, ha commentato Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente. “Non avrebbe avuto leggi importanti come quella sugli ecoreati o sull’inquinamento da plastica monouso, copiate dall’Europa. Sarebbe proseguito il dumping in mare dei rifiuti industriali autorizzato dalle istituzioni. La cura del nostro Paese e la valorizzazione dell’ambiente – continua Ciafani – devono essere una priorità per i cittadini così come per l’agenda politica di qualunque Governo. Il periodo difficile che l’Italia sta vivendo, colpita dal coronavirus, dimostra ancora una volta quanto l’ambiente sia una questione prioritaria da affrontare e non più rimandabile. Non si perda dunque questa importante occasione per far ripartire davvero il Paese in una chiave green e per farlo il primo passo da fare è quello di ripensare e ridisegnare le grandi città, le più a rischio per le conseguenze dei cambiamenti climatici. Legambiente continuerà il suo cammino promuovendo stili di vita sostenibili e indicando la strada giusta alle istituzioni e alle imprese”.

Le proposte lanciate da Legambiente, condivise da imprese e associazioni del terzo settore, riguardano tre campi di intervento: la semplificazione delle procedure, gli interventi per rilanciare l’economia con fondi europei e lo sblocco di risorse. Secondo Edoardo Zanchini, vicepresidente nazionale di Legambiente, “l’Italia ha quanto mai bisogno di semplificare procedure troppo complesse e poco trasparenti. Tra gli interventi più urgenti da sbloccare, è quello di portare in tutti i Comuni la banda larga e le ricariche delle auto elettriche, di avere scuole sicure e case dove si riducono le bollette energetiche, di sbloccare gli impianti da rinnovabili, di togliere le barriere non tecnologiche che oggi rallentano l’economia circolare, le bonifiche dei siti inquinati e la rigenerazione urbana».

Quindi, per risollevare le economie mondiali, per il futuro del pianeta, occorre aprire una nuova strada in direzione della sostenibilità.

Luigi Concio – Rubrica giornale “Il Petilino”